Il Monumento Naturale Caldara di Manziana, volgarmente detta “callara”, è un piccolo cratere con una estensione di circa 90 ettari; esso rappresenta, per le sue caratteristiche geologiche e vegetazionali, uno dei biotopi più importanti dell’Italia centrale. L’ambiente paludoso, ciò che resta dell’attività tardiva del vulcanismo Sabatino (600.00-40.000 anni fa), è caratterizzato dalla presenza di una sorgente d’acqua mineralizzata, con emissioni d’idrogeno solforato, anidride carbonica ed altri gas, ad una temperatura di circa 20° centigradi. Dal punto di vista floristico vegetazionale il sito, oltre il boschetto di betulle, è colonizzato da una prateria umida di una graminacea italiana molto rara, l’Agrostis canina ssp. Monteluccii.
La betulla, chiamata in manzianese albanella, è una specie tipica del paesaggio boreale euro siberiano a clima continentale. In Italia raggiunge il limite più meridionale del suo areale ed è comune in tutto l’arco alpino e prealpino. Lungo la dorsale appenninica si presenta invece in stazioni isolate e, con una forma endemica vive anche in Sicilia, alle falde dell’Etna. Nel Lazio oltre alla Caldara di Manziana è presente anche nel versante laziale dei Monti della Laga. La betulla non è una specie particolarmente longeva superando difficilmente i cento anni di età.
Il Monumento Naturale Caldara di Manziana è stato istituito con L.R. n° 64/88. L’area è ricompresa all’interno del Parco Naturale Regionale di Bracciano e Martignano ai sensi della L.R. 36/99, ma tuttora è gestita dal Comune di Manziana ai sensi della L.R. 64/88 e della stessa L.R. 36/99. La proprietà dei terreni e lagestione dei diritti di uso civico rimangono in capo all’Università Agraria di Manziana, ai sensi della Legge 1766/27, del R.D. 332/28 e del D.Lg.vo 267/2000. L’area è stata dichiarata SIC IT6030009 Caldara di Manziana e, recentemente, è stata inclusa all’interno della ZPS IT6030005 Comprensorio Tolfetano Cerite Manziate.
L’attività post-vulcanica della Caldara ha richiamato fin dall’antichità l’attenzione della popolazione locale per motivi religiosi e per gli effetti curativi delle acque e dei fanghi.. Sembra infatti che le legioni romane si fermassero alla Caldara per purificarsi dopo le lunghe campagne militari, prima di fare rientro nella capitale. Sappiamo inoltre che l’azione curativa dei fanghi era impiegata sulle persone e sugli animali tanto che, fino alla metà del secolo scorso, venivano ancora praticati bagni ricorrenti alle greggi, alle mandrie e agli altri animali domestici.
Testo tratto dal libro “Giganti verdi – percorsi culturali nella natura 4 Manziana”